IL CARD. SILVANO PIOVANELLI ARCIV. EMERITO DI FIRENZE GIA’ PRESIDENTE NAZIONALE DELLA FIES
Il cardinale Silvano Piovanelli è tornato alla Casa del Padre il 9 luglio 2016 a 92 anni. Era nato a Ronta, nel Mugello (Firenze) il 21 febbraio 1924. Suo babbo era un muratore, la mamma una casalinga. A undici anni entrò in Seminario Vescovile.
Dal 2001 al 2005 l’arciv. em. di Firenze fu un brillante Presidente nazionale della FIES. Lavorai con lui come vicepresidente, cogliendo subito una grande fede, alimentata da una profonda spiritualità. Aveva appena lasciato il governo della Chiesa fiorentina, iniziato diciotto anni prima, nel 1983. Presidente della Conferenza episcopale Toscana, venne poi eletto anche vicepresidente della Cei.
Entrato in Fies, nei quattro anni di presidenza volle dare un nuovo slancio alla pastorale della spiritualità, rafforzando la rete di collegamento con le delegazioni regionali e animando in maniera ‘originale’ due Assemblee nazionali. Fu prezioso il suo apporto nella sussidiazione e nelle pubblicazioni della Federazione per le Case di spiritualità, per gli operatori, e per i giovani. Riuscì a portare in porto la revisione dello Statuto FIES, che ebbe subito l’approvazione della CEI. Fu, un uomo di grande saggezza dove la sua lunga storia di prete, partendo dalla gavetta, era stata davvero feconda maestra di vita.
Il suo motto episcopale era “In Verbo tuo”: proprio come diceva l’apostolo Paolo a Mileto: non vi consegno la Parola, ma “Vi affido alla Parola”. Non portatori della Parola ma portati da Essa! Fu proprio all’inizio della sua Presidenza che un giorno mi disse: “Ora, ho fatto una promessa: ovunque mi chiameranno per il ministero ci andrò!”. E fu di parola nel servire la Parola di Dio accettando di guidare innumerevoli incontri e corsi di esercizi spirituali in tutta Italia, con una particolare attenzione ai ministri ordinati e alle persone di vita consacrata.
Ma amante della tecnologia, non fu guida spirituale itinerante con foglietti scritti a mano in bella calligrafia con rare correzioni, ma con testi composti al computer e slide presentate con il videoproiettore che si portava dietro. Impegnando l’ascolto ma anche la vista, soprattutto valorizzando le opere d’arte dei grandi pittori italiani e le icone ortodosse. Meditazioni che in uno dei suoi ultimi libri ‘Sulle orme della misericordia’ quasi preannunciava l’Anno Santo voluto da papa Francesco.
È stato un cardinale “parroco”, Silvano Piovanelli. Fiorentino fra i fiorentini, uno dei grandi “figli” che quella nobile Chiesa ha espresso nell’ultimo secolo. Come il priore di Barbiana, don Lorenzo Milani, che di Piovanelli era compagno di Seminario. Come don Giulio Facibeni, il sacerdote degli “umili”, di cui il giovane don Silvano era stato cooperatore nella Pieve di Rifredi. O come il cardinale arcivescovo Elia Dalla Costa che lo aveva ordinato prete il 13 luglio 1947. Proprio dell’eredità di Dalla Costa Piovanelli aveva parlato in una Conferenza al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze del 2015.
Alla politica chiedeva di mettersi a fianco dei bisogni reali della gente; a invitava a spendersi per la difesa dei poveri, della pace, del lavoro, facendo rivivere le intuizioni di Giorgio La Pira; ai fedeli laici diceva di non “clericarizzarsi”, come oggi ripete papa Francesco.
A conclusione un felice ricordo: Con il segretario della Fies di allora, il passionista p. Franco Bonato raggiungemmo l’antica Pieve di Cercina vicino al Mugello, dove il cardinale si era trasferito da emerito. Dopo la mattinata impegnata per i problemi della Fies, pranzammo con lui, il fratello e la cognata. Io mi rallegrai per aver scelto un posto sul monte così bello, con un piccolo chiostro e le vigne che facevano corona, fino a poter intravvedere dall’alto la cupola del Brunelleschi. E quanto feci cenno al vigneto il cardinale mi precisò che un tempo vi abitò un Pievano che fu richiamato dal card. Dalla Costa, perché alzava troppo il gomito. Ma in udienza dal suo vescovo il Pievano si difese così: “Em.za, lei mi ha insegnato che non bisogna dare retta alle chiacchere. Sa la gente ne dice tante… E sapesse cosa dicono di lei?”. Il card. Dalla Costa, saltò dalla sedia: “E cosa dicono di me?”. “Dicono che il nostro cardinale è un santo! Ma io, Em.za, non do mica retta alle chiacchere…sa!”. Il card. Dalla Costa preso alla sprovvista benedì e congedò il Pievano che con rinnovato entusiasmo tornò a lavorare nella…vigna…ma quella del Signore.
d.Danilo Zanella – Segretario